Pan America 1.250, il crossover Harley-Davidson: la prova su strada

Se guardare una Harley-Davidson fa pensare alla Route 66 che si perde all’orizzonte, contemplare la Pan America 1.250 suggerisce di andare ancora più lontano. Già, perché se sulla brochure ufficiale c’è scritto “progettata per l’avventura”, a osservarla bene ci si rende conto che questa moto ha possibilità infinite. L’abbiamo provata per un giorno nella versione base, cercando di comprendere al meglio le caratteristiche di un modello che rompe gli schemi tradizionali della Casa di Milwaukee per prendere una direzione completamente diversa, abbracciando un segmento di mercato mai accolto prima d’ora dal listino ufficiale della marca statunitense con una crossover curata e performante.

Nella colorazione “Vivid Black”, a prima vista si presenta come una taglia large, soprattutto nella parte anteriore con il manubrio alto da enduro, il lungo serbatoio e una sovrastruttura che incorpora il particolare gruppo ottico ben posizionato e avvolto sotto il cruscotto. Sempre in puro stile enduro, il cupolino regolabile in altezza garantisce protezione con un design bilanciato e sportivo.

La posizione in sella è comoda e non affatica le manovre da fermo e anche chi non è alto come un giocatore di basket trova appoggio sulle gambe arrivando facilmente al manubrio. Le pedane permettono di tenere le ginocchia ad angolo retto e il busto perpendicolare per il massimo controllo della guida in tutte le situazioni. Il telaio è in ferro a cui è fissato il telaietto posteriore in tubi a traliccio. La forcella anteriore è composta da piastre in alluminio che stringono due steli rovesciati da 47 mm con regolazione di compressione, estensione e precarico della molla, mentre l’elasticità della forcella posteriore è affidata a un monoammortizzatore, anch’esso con modalità di regolazione del precarico.

Nel modello provato, i cerchi, da 19’ all’anteriore e 17’ dietro, sono in alluminio pressofuso Satin Black, ma è possibile scegliere ruote a razze in stile off-road, di serie nella versione Special. Monta pneumatici 120/70R19 60V (anteriore) e 170/60R17 72V (posteriore) Michelin Scorcher Adventure dedicati, come da scritta Harley-Davidson sulla spalla e la tassellatura è adatta a tutti i fondi e non disturba la marcia su asfalto anche a velocità sostenute.

Il motore è un bicilindrico a V da 1.252 cc che eroga una potenza di 152 CV e fa parte della serie Revolution Max 1250, a cui è stato aggiunto lo scarico racing hpcorse e il cambio elettronico. Quella che può sembrare una cavalleria esorbitante per una moto di questo tipo è in realtà l’ideale per muovere agilmente i circa 245 Kg in ordine di marcia della Pan America. Il tutto è coadiuvato da un’elettronica sofisticata, che sfrutta tutta la potenza senza entrare in modo invasivo sulla guida e ne migliora il piacere.

Comandabili da un tasto sulla manopola dell’acceleratore, si possono scegliere cinque diverse mappature standard (stradale-sport-offroad-offroad+ e pioggia), ma è anche possibile impostare fino a due mappature personalizzate a seconda dello stile e delle esigenze del guidatore. Il Traction Control è sempre attivo, ma si può disinserire dopo l’avviamento.

Passato lo studio a moto ferma, la partenza per il mio giro non ha deluso le aspettative. Appena trovata la confidenza con il cambio, la Pan America si è mostrata agile, intuitiva e nella guida in città, fluida e scorrevole. Il generoso V-Twin permette di gestire le manovre semplicemente con l’acceleratore e risponde in tutte le marce senza dare strappi anche ai bassi regimi. Non solo nelle riprese si mostra efficace, ma anche la robusta frenata dà un certo gusto, grazie ad un impianto Brembo con doppio disco anteriore e pinze a quattro pistoncini e singolo disco dietro con pinza mono pistoncino. Nel traffico si usa meglio la mappatura stradale, che è la configurazione base per ogni condizione e nelle scalate veloci si possono levare due o tre marce repentinamente, senza che l’assetto si scomponga di un millimetro.

Invita alla piega come se fosse una supersportiva e anche con la mappatura sport, l’erogazione aumenta senza diventare scorbutica, permettendoti di uscire dalle curve con il gas in mano come nella guida in pista. Imboccata l’autostrada, ci si sente di poter coprire comodamente lunghe distanze senza fatica. Come descritto in precedenza, la postura non è caricata sull’anteriore e giova a chi intende affrontare viaggi lunghi da solo, o in compagnia. In sesta marcia e rispettando ampiamente i limiti di velocità, basta un colpo di gas ben dosato che la moto accelera magnificamente senza dover scalare prima.

Lasciati i rettilinei autostradali, l’aspetto più curioso è certamente il comportamento in fuoristrada. Ho intrapreso una strada bianca, previo inserimento della mappatura offroad e posso garantire che la Pan America stupisce in tutta la sua versatilità. Infatti, non soffre per nulla il fondo ghiaiato e le sospensioni, in questo caso non regolate elettronicamente, si adattano alle buche conferendo confort e massima stabilità. Ci si può alzare in piedi sulle pedane in puro stile rallystico, o rimanere saldamente seduti, che le sconnessioni sono una pratica facilmente gestibile. L’approccio in fuoristrada di questa Harley-Davidson, soprattutto passando alla modalità offroad+, farebbe impallidire per efficacia gli habitué di sentieri e rivali dei fiumi.

Abbandonando i campi per l’asfalto, sono tornato alla mappatura sport mantenendola per tutto il tragitto di ricongiungimento alla base attraverso strade provinciali, viali di paese, e zone extraurbane lungo le quali si può assaporare tutta la bellezza di un mezzo che trasmette emozioni e ti fa godere degli spazi, dell’aria e del sole di Luglio al ritmo del corposo bicilindrico.

Le dotazioni di bordo sono ottime e semplici. Un ampio display TFT da 173 mm comprende tachimetro, contagiri, marcia, contachilometri generale e parziale, livello del carburante, autonomia, orologio e gli avvisi di bassa temperatura, cavalletto abbassato, ribaltamento e cruise. C’è il sistema Bluetooth per accoppiare allo schermo il navigatore di un dispositivo personale e di ascoltare musica e radio sempre con un apparecchio collegabile e inserito nel casco. Il menu di questi strumenti è gestibile con una pulsantiera tipo joy-pad a portata di dita della manopola destra. A sinistra si trovano il clacson e gli indicatori di direzione che si disinseriscono automaticamente dopo la manovra.

Esiste una serie di accessori per tutte le occasioni come i set di tre valigie in materiale plastico o in alluminio griffate Pan America, il paramotore stile enduro, lo scarico Street Cannon Screamin’Eagle, le manopole Tactical riscaldate e le luci frontali ausiliarie a led Daymaker.

Riconsegnando la moto all’Harley-Davidson di Ravenna, che ci ha gentilmente concesso la prova, ho avuto la sensazione di perdere qualcosa che stavo cercando, mentre mi sono reso conto di come l’azienda americana di moto più celebre al mondo sia riuscita nell’intento di creare quello che non era ancora stato fatto. Chi pensa di salire su un’Harley-Davidson che ha nel ferro e nelle vibrazioni il suo fascino immortale si sbaglia. Qui, l’unica cosa che non muore è la fantasia d’immaginare tutto quello che si può fare con una Pan America 1.250.

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